Non tutte le eruzioni sono uguali
Come i vulcani esprimono in superficie le loro profondità
Esplosioni, boati, colate di lava, colonne di fumo, ceneri e lapilli volteggianti. Se si immagina un’eruzione si pensa a questi elementi, ma se si osserva con più attenzione, questo fenomeno presenta significative differenze.
I vulcani islandesi sono i più introversi. Per esprimersi evitano grandi spettacoli pirotecnici. Tendenzialmente evitano anche ambizioni di elevazione al di sopra del livello del mare. Molto spesso sono fratture della crosta dalle quale fuoriesce magma molto fluido, basico, povero di silice. La lava scorre come un fiume, percorre grandi distanze e forma grandi distese di roccia di colore scuro, i plauteaux basaltici. Magma simile, fluido, è presente anche in altre isole, nel Pacifico: Le Hawaii. La lava è simile, ma forse la composizione della crosta, la diversa posizione geografica danno un tocco di espansività alle eruzioni Hawaiane.
Meno timide delle islandesi, sono caratterizzate da lava zampillante che crea spettacolari fontane di lava. Mantengono carattere effusivo ed una certa discrezione, elevandosi gradualmente con pendii dolci dal livello del mare. L’edifico vulcanico, colata dopo colata, assume una forma simile ad uno scudo appoggiato a terra. Nonostante la discrezione, tra di loro è presente la montagna, più alta del mondo. Il Mauna Loa si eleva di circa 4500 metri al di sopra del livello del mare e sprofonda al di sotto di altrettanti metri fino alla base. I suoi 9000 metri lo rendono così più alto dell'Everest. Con modestia, non è solo il più alto ma anche il più grande vulcano del mondo con i suoi 650 km di diametro. Tuttavia non tutti i vulcani sono cosi pacati.
Dimensioni di molto ridotte, ma carattere un po’ più allegro si presenta l’italiano Stromboli. Il magma è un poco più viscoso rispetto ai precedenti e talvolta, alternati a periodi di eruzione effusiva, si presentano festaiole, modeste e regolari eruzioni esplosive. Qualche piccolo boato, qualcosa di simile ad un ritmo di un tamburo tribale. L’alternarsi di scorrevole lava che discende lungo i fianchi e il sovrapporsi di materiale piroclastico come detriti, polveri, rocce incandescenti, ha formato nel tempo un edificio vulcanico a strati sovrapposti con fianchi leggermente ripidi che raggiungono i circa 1000 metri d’altezza. Lo Stromboli non è l’unico strato vulcano presente in Italia.
Un po’ più espansivi, con qualche cenno in più di esplosività sono Vesuvio e Vulcano. Il magma è più viscoso, ricco in silice. Non scorre via fluido, anzi si può raffreddare sulla superficie del cratere o addirittura, se molto viscoso, può raffreddarsi anche più internamente, lungo il canale che unisce il cratere alla camera magmatica posta in profondità, il camino. Sono i tipi che incamerano e poi esplodono. Hanno lunghi periodi di quiescenza, ma quando la pressione aumenta contenuta dal tappo di lava solidificata, aumenta, aumenta e aumenta... BOOOOM! Come il tappo di una bottiglia di spumante. Le esplosioni iniziano a farsi sentire, ma soprattutto il materiale piroclastico che viene lanciato in aria a km di altezza. Si crea una nube che a causa del vento può collassare e ricadere sul fianco della montagna. Particelle in sospensione tolgono l’attrito con il suolo e la nube si trasforma in una colata piroclastica di materiale incandescente, a circa 700° C che può raggiungere velocità di 300 Km orari. Insomma quando è troppo è troppo e dopo l’esplosione parte una valanga di fuoco inarrestabile. Oppure si scagliano in aria massi, o meglio, bombe piroclastiche dal peso di 200 tonnellate, l’equivalente di circa 20 camion, a 600 m di distanza come nel caso del vulcano Asama in Giappone. Tipi esplosivi, ma forse non i più forti.
Talvolta il massimo dell’intensità si raggiunge con l’unione degli opposti. Si sprigiona un’energia in grado di modificare repentinamente una struttura, un equilibrio preesistente. Monte Saint Helen, Maggio 1980. L’acqua superficiale incontra il fuoco del magma profondo. La pressione aumenta violentemente sotto il duomo di lava solidificata che tappa il cratere. Si registrano scosse di terremoto fino a quando una violentissima eruzione sprigiona una forza pari a 5 volte quella del Vesuvio del 79 d.C. Parte della montagna crolla dopo aver subito un rigonfiamento. Una colonna di cenere incandescente sale fino a 27 Km di altezza e si riversa sul fianco con una velocità di 100Km/h. Nel raggio di circa 30 Km su una superficie di circa 600 Km2 nulla è come prima. Un’eruzione freatomagmatica che ha modificato la forma del vulcano e modificato la storia della vulcanologia. Uno sconvolgimento delle strutture che ha portato a nuove possibilità di conoscenza e di immaginazione.